Collisioni Stellari
[Credit: ESO/L. Calçada]

Collisioni Stellari – Parte 1/2

di Raffaele Battaglia

Una nana bianca……ovvero una stella superdensa 100 volte più piccola del Sole, ma con una massa paragonabile, si avvicina alla nostra stella alla velocità di oltre 600 km al secondo. I due astri si attraggono reciprocamente come due magneti e la nana bianca, come un proiettile che procede inesorabile verso il suo inerme obiettivo, trafigge il Sole, come una lama rovente attaverso una noce di burro.

L’onda d’urto comprime e innalza la temperatura degli strati esterni del Sole fino a far innescare nuove reazioni termonucleari. In meno di un’ora la nana bianca attraversa il Sole da parte a parte……. la nostra maestosa fonte di luce e di vita diviene improvvisamente soltanto un ricordo!

E noi? noi non avremmo che la possibilità di assistere impotenti a questa straordinaria tragedia.

E poi? Niente più ?

Questo “sciame” di stelle è l´ammasso globulare M80 (NGC 6093), uno dei più densi dei 147 conosciuti nella nostra galassia. Distante circa 28.000 anni luce dalla Terra M80 contiene centinaia di migliaia di stelle, tenute insieme dalla mutua attrazione gravitazionale. Con ogni probabilità in questo ammasso sono avvenute molte collisioni stellari e molte altre ancora avverranno in futuro [Credit: NASA/ ESA]

Se avessimo la sia pur minima possibilità di  sopravvivere all’enorme fiume di radiazioni generato dalla collisione, osserveremmo la spietata nana bianca allontanarsi come se nulla fosse accaduto.

State tranquilli

Beh! si….state tranquilli. Pare proprio, infatti, che tra i probabili destini del nostro Sole questo sia quello relegato in coda, nelle ultime file. Vedete….la distanza media tra le stelle della nostra galassia è tale per cui la probabilità di una collisione risulti praticamente nulla. Già nel XX secolo un eminente astrofisico britannico, James Jeans, calcolò  che nella nostra galassia mai uno solo dei più di 100 miliardi di astri sia stato testimone di uno scontro stellare.

I calcoli effettuati da James Jeans valgono, però, in regioni della nostra galassia in cui la concentrazione di stelle è simile a quella nei dintorni del Sistema Solare. Vi assicuro che anche quando consideriamo due stelle vicine, stiamo parlando sempre di distanza inimmaginabili. Basti pensare alla distanza tra il Sole e la stella più vicina, Proxima Centauri. Questa stella, tanto vicina a noi, dista la bellezza di circa 40.000.000.000.000 km (circa 4 anni luce)! Considerando che il diametro di una stella media come il Sole è di “appena” 1.392.000 km ci si rende benissimo conto di quanto spazio “vuoto” vi sia tra le stelle.

Dove può succedere?

Eppure, da qualche parte altre stelle hanno già subito questo tragico destino. Vi sono luoghi dell’Universodove  l’eventualità di una collisione è molto più che un improbabile caso sfortunato. Un esempio per tutti è rappresentato dagli ammassi stellari e per la precisione degli ammassi globulari. Gli ammassi globulari, possiamo definirli come regioni un pò più “esotiche” della Via lattea (il nome con il quale chiamiamo la nostra galassia)  dove la concentrazione di stelle è tale da poter contenerne in uno spazio di pochi anni luce anche più di un milione. In tali condizioni la probabilità di una collisione stellare aumenta anche più di 10.000 volte.  E sembra proprio che gli studi degli ultimi anni dimostrino come addirittura il 50% delle stelle contenute in un ammasso stellare molto denso possa aver subito almeno una volta, nel corso degli ultimi 13 miliardi di anni,  un incontro molto ravvicinato con altre stelle.

Indizi nascosti

Come lo sappiamo?  beh! in molti di questi ammassi  è stata osservata la presenza di stelle che non potrebbero formarsi nei normali processi di evoluzione stellare e per i quali la natura della loro stessa esistenza può essere interpretata come l’evoluzione alternativa a seguito di una collisione stellare.

In passato vi era molto scetticismo nella comunità scientifica a proposito di eventi di tale natura ma a partire dagli anni ‘70 del secolo scorso alcune evidenze osservative portarono alla ribalta la questione.

Il satellite Uhuru, lanciato nel 1970,  stava mappando il cielo alla scoperta di sorgenti di raggi X e ne scoprì un centinaio molto brillanti all’interno della nostra galassia. Circa il 10% di queste sorgenti era localizzata all’interno degli ammassi stellari più densi. Detta così non sembrerebbe una gran percentuale ma, se consideriamo il fatto che gli ammassi stellari di tale natura possiedono soltanto lo 0.04% delle stelle della nostra galassia, si comprende quanto quel 10% osservato sia molto più di una piccola percentuale di sorgenti X presente negli ammassi stellari

Continua…..