Tutti abbiamo sognato di visitare un luogo esotico. Per la maggior parte di noi, quel luogo da sogno è un posto sulla Terra. Ma per alcuni, la destinazione da non perdere non si trova affatto sul nostro pianeta
Entro la fine di questo decennio
La NASA sta pianificando una serie di 37 lanci, sia robotici sia con equipaggio, che culmineranno con il dispiegamento nel 2028 dei primi componenti di una base lunare a lungo termine. Questo si evince dai documenti recentemente trapelati e ottenuti da Ars Technica. Un avamposto sulla Luna è sicuramente una prospettiva eccitante sia per gli appassionati di scienza che per i potenziali visitatori del sistema solare, ma alcuni ritengono che il calendario della NASA sia troppo ambizioso per essere realistico.
Sono convinto che prima della fine dell’anno 2000, il primo bambino sarà nato sulla Luna. (Wernher Von Braun)
Nonostante l’ottimistica affermazione del padre dei vettori spaziali, dopo l’esplorazione lunare, avvenuta tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70 del secolo scorso, le cose, purtroppo, sono andate in maniera diversa. Oggi, sembra che vi sia un rinnovato interesse, dovuto soprattutto dallo stimolo competitivo di altre nazioni, tecnicamente pronte all’esplorazione spaziale.
A differenza della NASA, che non molto tempo fa ha spostato l’attenzione dalla missioni su Marte al ritorno sulla Luna, l’Agenzia spaziale europea (ESA) ha già impiegato quasi cinque anni a pianificare un insediamento lunare permanente. Sebbene la sua costruzione potrebbe richiedere qualche decennio, se progettata in modo opportun, essa, potrebbe servire al mondo intero – turisti compresi – per molti altri decenni a venire.
Ci vorrebbe un villaggio
Il progetto, soprannominato Moon Village, ha fatto notizia per la prima volta nel 2015, quando il neo-direttore generale dell’ESA, Johann-Dietrich Woerner, ha raccontato alla BBC la sua visione. “Un Moon Village non dovrebbe significare solo alcune case, una chiesa e un municipio”, disse all’epoca. “Questo villaggio lunare dovrebbe significare partner da tutto il mondo che contribuiscono a questa comunità con missioni robotiche e astronautiche e satelliti di comunicazione a supporto“.
Da allora, gran parte della cooperazione e della pianificazione di un avamposto lunare è stata guidata dalla Moon Village Association (MVA), un’organizzazione non governativa con circa 150 membri, sparsi in quasi tre dozzine di Paesi. Lavorando a stretto contatto con l’ESA, lo scopo dell’MVA è quello di promuovere la collaborazione tra nazioni e organizzazioni di tutto il mondo, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, per contribuire a trasformare le visioni di una base lunare permanente, in realtà.
Il Moon Village non sarà solo un’altra stazione spaziale internazionale sulla Luna, ma vuole invece essere un insediamento lunare permanente, progettato in collaborazione ed espandibile, che possa fungere da centro di ricerca innovativo per l’industria e il mondo accademico, da destinazione ultraterrena per i viaggiatori commerciali e da terreno di prova per future basi con equipaggio su Marte e oltre.
“L’obiettivo dell’organizzazione è andare oltre lo spazio, oltre le stelle. Perché questo è un passo per tutta l’umanità, e nessuno deve essere escluso.
Ha affermato Giuseppe Reibaldi, presidente del Moon Village Association.
Il luogo è tutto
Attualmente, le parti interessate intendono costruire il Moon Village vicino al polo sud lunare. In particolare, si vuole puntare a un luogo vicino al bordo del cratere Shackleton, che vanta aree quasi perennemente inondate dalla luce del sole, ideale perché fornisce un’ampia fonte di energia attraverso la collaudata tecnologia dei pannelli solari.
Oltre alla copiosa quantità di luce solare disponibile, a circa 4 chilometri di profondità, il fondo del cratere Shackleton è costantemente avvolto dall’ombra. Ciò significa che è il luogo perfetto per nascondere risorse volatili preziose e sensibili alla luce solare, come il ghiaccio d’acqua. Un ritrovamento di questo tipo nelle vicinanze potrebbe fornire agli abitanti di Moon Village acqua potabile, aria respirabile e una potenziale fonte di carburante per razzi, a patto di avere i mezzi per estrarre.
Secondo il piano, il Moon Village sarà costruito in diverse fasi successive. In primo luogo, i singoli lander scenderanno sulla superficie lunare vicino al cratere Shackleton e a quel punto, ciascuno di essi, dispiegherà un modulo gonfiabile. Questi moduli, che dovrebbero essere alti fino a quattro piani, alla fine serviranno come spazi di lavoro, aree residenziali, laboratori scientifici, siti industriali e habitat ambientali. I moduli gonfiabili, tuttavia, non sarebbero in grado di proteggere efficacemente l’uomo da radiazioni nocive, sbalzi di temperatura o colpi di micrometeoriti. Per questo motivo, l’ESA e l’MVA stanno attualmente collaborando con industrie private per progettare robot in grado di stampare in 3D un guscio protettivo attorno a ciascuna struttura, utilizzando direttamente la regolite, che è facilmente reperibile dalla superficie lunare.
I ricercatori stimano che una coppia di questi robot dovrebbe impiegare circa tre mesi terrestri per costruire una cupola solida attorno a un modulo gonfiabile. Man mano che verranno costruiti altri habitat, questi verranno collegati tra loro attraverso una serie di passerelle pressurizzate collegate alle camere d’aria di ogni modulo.
L’Europa, la NASA e persino la Cina stanno lavorando per raggiungere l’obiettivo di stabilire una presenza a lungo termine sulla Luna. Ma la realtà è che, a prescindere da chi avrà il merito di costruire il primo insediamento lunare affidabile, è probabile che un giorno si trasformi in un’enorme collaborazione internazionale, diversa da qualsiasi altra cosa che l’uomo abbia mai visto.